Il libro
In questo saggio Stefano Fera analizza come l’idea di gusto architettonico si sia evoluta fino a divenire oggi una sorta di tabù culturale: qualcosa di cui ammettere l’esistenza, ma di cui è vietato parlare. Ciò in dipendenza del meccanismo di marketing che induce a pensare che tutto quel che è nuovo, per il solo fatto di essere nuovo, sia sempre e per forza migliore di quel che è vecchio. Come se per tutte le cose del mondo valesse quel che vale per cellulari, computer, automobili, aerei, ecc. Parla quindi di uno “stilismo” diffusosi in contrapposizione al “gusto”, imposto dalle multinazionali dell’edilizia e dalle grandi concentrazioni finanziarie attive nell’immobiliare, capaci di manipolare l’opinione pubblica mediante la comunicazione di massa. Dal punto di vista architettonico, Fera esorta a una concezione del gusto desunta dall’Antico, perché il gusto del presente non può prescindere da ciò che è piaciuto nel passato. Ne parla quindi come di un’idea intrinseca al canone, il cui scopo è tramandare tecniche e materiali costruttivi autoctoni capaci di garantire un’architettura rispettosa della specificità dei luoghi e della storicità dei paesaggi urbani e rurali.
L’autore
Ha insegnato in varie università italiane e straniere. Attualmente è docente di composizione architettonica presso il Rome Studies Program della University of Notre Dame. Ha fondato e dirige l’Architectural Orders Academy, dedicata all’insegnamento online degli ordini architettonici secondo il canone cinquecentesco. È Presidente della sezione genovese e Consigliere Nazionale di Italia Nostra.





