Il libro
“… Roma, come tutti sanno, prima che romana è etrusca, cioè zingara, cioè indiana del popolo Mahagi che arrivò qui quattromila anni prima che Fellini nascesse. Sulla pelle etrusca, zingara e indiana Mahagi di questi quadri c’è anche il maestro Mafai, che forse sorriderebbe sereno a queste parole, scritte in un maggio incerto con grano irresoluto e verde, e vigne pettegole con foglie minime. Ciao. Germano Lombardi”
Nel 25° della scomparsa, questi fogli d’album – costituiti da articoli di varia natura e da una raccolta inedita di disegni – si propongono di ricordare la figura di un artista solitario e significativo dell’affollatissimo panorama del secondo Novecento italiano.
L’autore
Germano Lombardi (Oneglia 1925 – Parigi 1992) è tra i fondatori del “Gruppo ’63” insieme, tra gli altri, a Umberto Eco, Nanni Balestrini, Edoardo Sanguineti e Giangiacomo Feltrinelli. Dopo gli studi a Firenze, si avvicina al mondo del teatro e a quello dei movimenti anarchici del primo dopoguerra. Nel ’47 si imbarca come marinaio, passione che non lo abbandonerà per il resto della vita, stabilendosi poi a Milano, dove entrerà nel mondo della pubblicità. Nel 1957 la decisione di dedicarsi esclusivamente alla scrittura. Dopo aver vissuto a Londra e a Parigi, si stabilisce a Roma, dove frequenta la galleria “La Tartaruga” e redige testi critici per amici come Cy Twombly, Mario Schifano, Pino Pascali e Tano Festa. È di questo periodo la fondazione del “Gruppo ’63”, movimento nell’ambito del quale Lombardi mette in scena anche alcune sue pièces teatrali. A cavallo tra gli anni ’70 e ’80 si traferisce definitivamente a Parigi. Tra i suoi romanzi più noti: Barcelona (1963), La linea che si può vedere (1967) e Il confine (1971). Villa con prato all’inglese è uscito per la prima volta nel 1977 per Rizzoli.
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