Il libro
«Cosa rimane oggi di immagini, atmosfere, volti, colori fissati nel tempo dai versi degli Ossi? (…) Eugenio ha provato grande amarezza per lo sradicamento dalla sua terra e ha conservato gelosamente nella memoria quanto col tempo è stato distrutto. (…) Ma negli anni gli torna nella mente sempre più vivo il paesaggio della sua Liguria così com’era nella stagione lontana della fanciullezza e della giovinezza. In molti versi della maturità e della vecchiaia c’è un ritorno al passato, un continuo aggrapparsi ai ricordi di allora». Nella prefazione a questo volume, la nipote Bianca ci offre uno scorcio del Montale uomo, oltre che del Montale poeta, con le sue umane contraddizioni e il suo soffrire per quel legame a una terra che, logorata dal progresso e dall’inevitabile scorrere della vita umana, non è possibile rivivere se non attraverso i ricordi di gioventù. I testi qui raccolti a cura di Stefano Verdino sono stati originariamente scritti per occasioni specifiche o come elzeviri, e si distendono per circa mezzo secolo, uniti dal fatto di avere la Liguria come protagonista o come sfondo.
L’autore
Eugenio Montale (Genova, 1896 – Milano, 1981) è uno dei massimi poeti italiani del Novecento. Nel 1975 ha vinto il Premio Nobel per la Letteratura. Trasferitosi a Firenze, ha diretto il Gabinetto Vieusseux dal 1928 al 1938, quando è stato licenziato per essersi rifiutato di iscriversi al Partito fascista. Nel dopoguerra ha lavorato come giornalista presso il «Corriere della Sera». Le sue principali raccolte di poesie sono: Ossi di seppia (1925), Le occasioni (1939), La bufera e altro (1956), Satura (1971), Diario del ’71 e del ’72 (1973). Altre opere includono racconti brevi (Farfalla di Dinard, 1956), prose di viaggio (Fuori di casa, 1969), critiche letterarie e musicali (Prime alla scala, 1981).
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